In un mondo che cambia, non c’è maggior rischio che restare fermi.
– Jacques Chirac
Da agenzia digital ad agenzia di marketing e comunicazione:
come comunicare il cambiamento?
La storia di OTO è ricca di eventi. Nonostante sia un’agenzia giovane, per età e talenti, vale la pena tornare con il pensiero a qualche anno fa; e lo facciamo per raccontare il cambiamento e l’evoluzione della nostra realtà attiva nel settore del marketing e della comunicazione e per spiegare cosa significa affrontare un restyling.
Nata nel 2014, nel 2020 l’agenzia ha poi attuato un rebranding, cambiando nome e rotta. A questo è seguito un incredibile sviluppo.
Da agenzia digital abbiamo poi ampliato la nostra offerta in modo importante fino a contare, ad oggi, tre aree molto strutturate: area comunicazione, area marketing e area tech.
Il digital le permea tutte, ma ognuna ha anche una sua struttura e offre servizi verticali e specifici.
Da qui la necessità di raccontare al meglio tutto questo e adeguare la nostra immagine è stata una necessità.
Restyling della comunicazione aziendale, cioè?
Normalmente la parola restyling si riferisce alla riformulazione del design e dell’aspetto visivo e comunicativo dell’immagine dell’azienda, che deve rispecchiare esattamente ciò che essa è e fa, dandole un aspetto attraente e coerente con i suoi valori e obiettivi.
Si tratta di un processo fondamentale per qualsiasi realtà che vuole essere competitiva sul mercato e che ne rinnova la sua identità visuale, al fine di aumentarne l’efficacia in termini di comunicazione ed esperienza cliente.
Alcuni degli elementi che possono essere considerati nel progetto di restyling includono:
- il logo aziendale, che può essere oggetto di soft-restyling, ma non ridisegnato completamente. In tal caso si parla infatti di rebranding;
- palette colori e font istituzionali;
- la visual identity, adeguando tutti gli asset di comunicazione: il sito web, i profili social, i contenuti e il design dei materiali di comunicazione
Esistono diverse azioni di restyling, connessi ad alcuni possibili rischi che il cambio immagine comporta, se non aderente all’identità aziendale.
Restyling e rebranding, quali sono le differenze?
Il restyling e il rebranding sono due concetti simili ma distinti nel campo del marketing e della comunicazione aziendale e differiscono per la profondità del loro impatto.
Il restyling si riferisce a un processo di aggiornamento dell’immagine e della comunicazione di un’azienda o di un prodotto per renderlo più attuale, attraente e in linea con le esigenze del mercato e dei consumatori. L’obiettivo del restyling è di mantenere l’essenza del brand, ma di aggiornare e migliorare la sua identità visiva per farla rimanere al passo con i tempi.
Il rebranding, d’altra parte, è un processo più radicale che prevede un cambiamento più profondo dell’identità del brand. Il rebranding può includere il cambiamento del nome dell’azienda, del logo, dei colori, del posizionamento e della strategia di comunicazione. L’obiettivo del rebranding è di creare una nuova identità del brand che sia in linea con i cambiamenti del mercato e delle tendenze di consumo, oppure di riposizionare il brand per rilanciarlo sul mercato.
In sintesi, sia il restyling che il rebranding possono essere utilizzati per migliorare la percezione del brand da parte dei consumatori e mantenere la competitività sul mercato, ma il rebranding è un processo che richiede una maggiore pianificazione e attenzione per evitare di perderne in identità, riconoscibilità e di conseguenza nella fiducia dei consumatori esistenti.
Puoi approfondire il tema del rebranding qui.
Come affrontare un restyling
Fare un restyling significa affrontare un lavoro di precisione e di fedeltà.
Prima di iniziare è sempre bene porsi alcune domande a cui seguono altrettante riflessioni:
- perché fare restyling?
- quali obiettivi si pone l’azienda con questo intervento?
- come rimanere riconoscibili trasferendo un nuovo percepito in termini di immagine?
- quali nuovi trend grafici e di comunicazione sono più adatti all’obiettivo aziendale?
A questo punto ha inizio il vero lavoro, che procede per fasi e si organizza in tappe. Si tratta di un grande sforzo organizzativo, la gestione di un restyling aziendale richiede anche una pianificazione adeguata e la selezione di un team dedicato.
- Analisi del brand: la prima fase consiste nell’analizzare il brand, riprendendo la sua storia, la sua missione, i suoi valori, i suoi punti di forza e di debolezza, il target, il posizionamento. Questo aiuterà a capire quale direzione prendere per il restyling della sua comunicazione e a identificare gli elementi fondamentali che non devono mancare nella nuova comunicazione, dando continuità al brand nonostante il cambio di immagine.
- Definizione della nuova immagine aziendale: studio della nuova identità visiva a partire dalle linee guida che definiscono l’eventuale minima del logo, della palette cromatica e dei caratteri tipografici istituzionali, degli elementi iconografici che vengono poi rimodulati nella definizione di format grafici idonei alla declinazione coerente di tutti gli asset di comunicazione, su tutti i canali.
- Comunicazione interna del restyling: perché l’impatto di questa attività possa essere massimizzato, tutta l’azienda deve essere coinvolta e aggiornata sulle azioni messe in campo e sulle ragioni di questo cambio. Fondamentale è poi fornire a tutto il team gli strumenti di lavoro aggiornati e formarli sul loro utilizzo. Presentazioni aziendali, firme mail, profili social dei dipendenti sono tutti touchpoint da curare per garantire che il restyling possa permeare a tutti i livelli in modo impeccabile.
- Pianificazione del lancio e lancio: il passaggio dalla precedente alla nuova immagine deve essere studiato e pianificato per poter creare hype attorno al brand e accompagnare il target nel riconoscere il “cambio d’abito”, grazie ad uno storytelling ben costruito che possa raccontare al meglio la nuova destinazione del brand.
- Monitoraggio e valutazione del restyling: valutazione dell’efficacia dei cambiamenti apportati all’azienda e di come stanno influenzando il mercato e la clientela.
Il nostro restyling
Tornando a noi, al centro della nostra nuova immagine troviamo innanzitutto il concetto di On Top Of, il nostro pay off, che prende vita grazie alla creazione di immagini e video che veicolano l’idea della visione dall’alto che ci contraddistingue.
Sul logo, dopo un’attenta analisi, si è scelto di non attuare variazioni ma anzi di estrapolarne gli elementi chiave – i 3 cerchi irregolari – per costruire dei format grafici che lo veicolassero con forza.
Lato cromatico il brand va in continuità con la precedente comunicazione calibrando però la resa finale grazie ad un utilizzo meno intensivo del giallo ed introducendo una variante del blu OTO tanto tenue da apparire grigio chiaro.
Il nuovo set di icone, di illustrazioni, le immagini fotografiche e gli asset video virano a queste tonalità, senza esclusione alcuna.
L’obiettivo è stato quello di trasferire maggiormente l’archetipo del brand: il saggio.
Come un saggio, la nostra comunicazione eroga contenuti di valore, che traduce il nostro apporto altamente consulenziale su tutti i progetti. Da qui l’esigenza di un uso cromatico più minimal di bianco, grigio e blu bilanciati dai colori caldi d’accento: il giallo e la sfumatura bronze.
Ogni asset di comunicazione interna ed esterna, dal sito web ai social e dalle presentazioni aziendali alle cover social istituzionali e del team, è stato adeguato secondo le nuove linee guida visuali.
Il coinvolgimento di tutto il team nel processo di restyling fa in modo che tutti lo adottino in modo positivo e proattivo.
Si può dire che OTO partisse da un’ottima base, ma questo non ha impedito al suo team di spingersi ancora più on top (of).
Seguici sui nostri canali per vedere come sta evolvendo la nostra identità visiva!
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